Storia delle storie di un pistolero al tramonto

Social network e autoconsapevolezza: e tu quanto posti quando sei in vacanza? Riflessioni sui piccoli gesti digitali che stanno cambiando il nostro modo di vivere

Social network: storia delle storie di un pistolero al tramonto

Come un pistolero al tramonto: primo round

Sono in un posto pazzesco, al tramonto, il panorama è mozzafiato, l’atmosfera è frizzante e mi sento pieno di vita. Come un pistolero d’altri tempi ho già la mano nella fondina: lo smartphone è lì che scotta, sto già guardando l’inquadratura migliore per fare una storia. Il pollice scorre, scatto, giro il video, lo rifaccio meglio, oddio il sole sta per tramontare, dai mettiti qua e fai la faccia giusta. Ecco ora ci siamo, taglio, metto i filtri?, taggo, trovo una musica che ci stia, un’emoji giusta, il collo allungato verso il basso, nessuno mi disturbi.

Intanto quel tuorlo d’uovo arancione che è il sole si è sciolto sulla linea dell’orizzonte, la prima brezza della notte ha già sfiorato le rocce dopo quell’attimo di quiete che accompagna il suo tuffo, un grillo frinisce nascosto in un cespuglio, il cielo diventa tempera nella sua tela sempre più blu. Alzo il collo, e con me altri dieci, cento colli. Ora sono eccitato e temporaneamente soddisfatto: il primo round è andato.

 

Secondo round: il brivido dei like

Ma ora inizia il secondo round: quello delle visualizzazioni e dei like. Che danno un sottile piacere adrenalinico, come una slot machine che ad ogni giro mi restituisce qualche fish. Basta scorrere il pollice dall’alto verso il basso per vederle uscire, ma – ecco il brivido – non sappiamo quante ne usciranno e quando. Rimetto per un attimo lo smartphone nella fondina, ma la mano è già pronta a controllarlo, e lo farà per tutta la sera, ogni pochi minuti, ripetitivamente, fino all’istante prima del sonno.

 

We are Social: quello che conta è la frequenza

Un’ora e 47 minuti: questo è il tempo medio giornaliero in cui noi italiani stiamo connessi con i Social (secondo il report WeAreSocial / Hootsuite 2022). Le principali motivazioni? Ai primi tre posti: Leggere news e storie (48%), Restare connessi con amici e famigliari (46,8%) e Passare il tempo (46,1%). E’ tanto o poco? La domanda è fuorviante. Quello che conta – per gli effetti sulla nostra mente e la nostra vita – è in primo luogo la frequenza con cui ci connettiamo.

Fateci caso: quante volte e in quali occasioni controlliamo il cellulare in un giorno? In alcune fasce della popolazione non c’è attività del giorno che non sia interrotta continuamente da uno scrolling, persino quando siamo in bagno. Non si tratta solo di un fenomeno legato al lavoro, perché avviene anche in vacanza e su ambiti privati, come la storia del pistolero al tramonto. E avviene perché è diventata un’abitudine cognitiva e comportamentale, automatica. Torniamo ai due round del pistolero al tramonto, per analizzare meglio alcune dinamiche.

 

La scomparsa del qui-ed-ora

Vivere il momento presente è uno degli antidoti alla frenesia della società contemporanea, come ben sa chi ha approcciato strumenti come la meditazione o la mindfulness. Il cosiddetto “qui-ed-ora” non è altro che essere davanti al tramonto pazzesco e – semplicemente – goderselo in ogni istante, fino a che il sole arancione scende sotto l’orizzonte, in contatto diretto con quello che sta accadendo. La percezione del tempo muta, i pensieri rallentano, il nostro sistema mente – cuore – corpo si allinea al contesto che stiamo vivendo e l’esperienza diventa più intensa, senza rumori di fondo. L’idea di immortalarla subito in una storia su Instagram, ad esempio, ci fa fare uno sdoppiamento di posizione percettiva: una parte di noi esce dall’esperienza e pensa a come rappresentarla sul social, come se ci vedessimo da una platea. Il qui-ed-ora diventa me che faccio la storia su me che dovrei vivere quel momento. Con quali effetti?

 

Quel sottile piacere dei Like

C’è anche il secondo round, questa volta “passivo”: la ricerca del feedback altrui. Pubblicare una storia, un reel o una foto significa attivare quel sottile piacere dell’attesa di ricevere like e visualizzazioni. Naturalmente ciascuno di noi può intuire quanto sia sottilmente pericoloso affidare ad altri il nostro seppur piccolo piacere digitale.
Ma non finisce qui: con quale frequenza controlliamo i like? E’ come se una parte della nostra attenzione restasse costantemente accesa su quell’evento, portandoci – in alcuni casi – fuori dal flow di ciò che stiamo invece vivendo ora.

 

Allarghiamo il campo: cos’è il FOMO?

Si chiama FOMO ed è l’acronimo dell’espressione inglese fear of missing out, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”. Si tratta del desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone e – di conseguenza – della paura di esserne esclusi. Questo ci può portare a controllare costantemente il cellulare per paura di perdere un post, una storia o un messaggio diretto. E, per confronto, al timore che se non posti contenuti altrettanto interessanti allora la tua vita è meno interessante di quella degli altri.

 

Digital detox? Non esattamente

La storia del pistolero al tramonto vuole essere solo un piccolo esempio di un grande tema. Il digitale, come ogni strumento del resto, non è né buono né cattivo, ma semplicemente abilitante. Lo strumento crea routine comportamentali e queste – al pari di tante altre – possono essere consapevoli o inconsapevoli, invasive o periferiche, utili o dannose. Ciò che a noi interessa sono i loro effetti sul benessere delle singole persone e – ampliando lo sguardo – sui sistemi sociali.
Non dobbiamo disintossicarci dal digitale perché siamo in un’epoca che ne è imbevuta. Sarebbe anti-storico. Ma possiamo, semplicemente, aumentare il nostro livello di autoconsapevolezza su quei piccoli gesti che – se ripetuti innocentemente – si installano come fossero software automatici. E una volta installati, attivano i loro algoritmi senza che ce ne rendiamo più conto, innescando cambiamenti non sempre ecologici per noi e per il nostro sistema.

 

Articolo a cura di Andreas Schwalm

Ti è piaciuto questo post?

Comincia un percorso di life counseling o coaching per aumentare la tua autoconsapevolezza

Diventa un attivatore di consapevolezza formandoti in PNL Sistemica, Counseling e Coaching

Leggi altri articoli di approfondimento