L’intelligenza si può allenare?
Non esiste una definizione standard di intelligenza: ce ne sono di diversi tipi e sono allenabili ad ogni età. Come?
L’intelligenza si può allenare? Questa è stata la domanda di partenza che ci ha fatto la giornalista Fiammetta Bonazzi: ne è nato un articolo pubblicato sulla rivista Ok Salute e Benessere, in cui la nostra trainer e coach Valentina Ferrari si è concentrata sul tema delle intelligenze multiple e del cambiamento. Ecco alcuni frammenti dell’intervista.
Intelligenti si diventa
Una buona notizia, finalmente. Anzi, due. Non esiste un solo tipo di intelligenza (ce ne sono almeno nove), e intelligenti si diventa. L’ereditarietà conta fino a un certo punto perché – e questa è la terza, grande scoperta – le performance mentali possono essere allenate, migliorate e potenziate per tutta la vita. Anche in età matura.
La “fregatura” del Q.I.: ha senso usarlo ancora?
Per decenni il Q.I. è stato considerato come un quantum presente in ciascuno alla nascita e che poteva variare solo di poco nell’arco della vita, anche il tipo d’intelligenza cui faceva riferimento era molto ben circostanziato: in effetti, la maggior parte delle prove che vanno svolte a tempo e sotto supervisione hanno una base logico-matematica e linguistica, oltre a verificare la memoria a breve termine, la capacità di visualizzazione nello spazio e la rapidità di percezione.
Un po’ poco, non vi pare?
Meno male che c’è Howard Gardner… Secondo la visione inclusiva di Gardner, tutti saremmo dotati fin dalla nascita di sette tipi d’intelligenza (verbale-linguistica, logico-matematica, visiva-spaziale, musicale-ritmica, corporea-cinestetica, sociale-interpersonale ed emotivo-intrapersonale) più altre due, l’intelligenza naturalistica e quella esistenziale. Intelligente è quindi, avverte Gardner, chi è in grado di «uscire dalla cornice» degli automatismi mentali che creano rigidità e incapacità di cambiare rotta, abbracciando quella flessibilità mentale peraltro ampiamente richiesta dallo stile di vita contemporaneo.
Un punto d’arrivo, non di partenza
Oggi si vive in un contesto estremamente complesso, sfaccettato, spesso caotico, che richiede di essere affrontato con agilità e spirito di adattamento a differenti livelli. Non a caso anche le recente riforma universitaria, che permette di iscriversi contemporaneamente a più facoltà anche molto diverse fra di loro, si ispira proprio alle esigenze imposte dalla complessità. In una realtà di questo tipo l’intelligenza funziona come un tool, una sorta di grimaldello da utilizzare per dare un senso alla nostra quotidianità. Sono intelligente se trovo una coerenza fra ciò che faccio e ciò in cui credo: ogni volta in cui metto in gioco i miei talenti più autentici mi diventa più facile studiare e apprendere, miglioro anche le mie relazioni, divento più disponibile ad ascoltare gli altri e a essere ascoltato, sviluppo empatia e gentilezza. In fondo, sono anche più felice.
A noi piace cambiare… l’intelligenza si allena nel cambiamento!
Ora più che mai non si può essere intelligenti da soli, ma solo in un’ottica allargata di rete. E nemmeno è intelligente chi si sforza di ricalcare modelli estranei alla propria identità profonda o, peggio, pensa, agisce e orienta la sua vita solo in base a un’ottica di performance. Le domande giuste da farsi sono: “Nella mia economia personale di sistema, che cosa mi gratifica sul serio? Chi e che cosa mi fa stare bene? Di quali strumenti dispongo per raggiungere i miei obiettivi?”.
Sono questi interrogativi che nell’ultimo biennio, segnato dalla pandemia, hanno innescato in tutto il mondo il fenomeno delle grandi dimissioni, che sono il segno tangibile della diffusione a livello globale di una nuova forma di intelligenza che spinge le persone a ridisegnare la propria scala di priorità: anche chi guadagna molto ma non crede più nel suo lavoro o in un certo stile di vita, sotto la spinta di un evento epocale come la diffusione del Covid-19 ha trovato il coraggio di cambiare, certo di riuscire a mettere in campo nuove risorse e di potersi reinventare in qualcosa di più consono rispetto alle proprie attitudini».