Le gratificazioni del complottismo
Il complottismo è l’antidoto più rassicurante a due dei peggiori mali della nostra epoca: l’angoscia del futuro e la mancanza di senso del presente
Goya, Il sabba delle streghe, 1797–1798, olio su tela. Madrid, Museo Lázaro Galdiano
Diciamo subito che se esiste un movimento di pensiero capace di caratterizzare l’epoca che stiamo vivendo, questo è senza dubbio il complottismo. Cioè l’idea – variamente declinata – che il mondo sia in balìa di oscure congreghe di potere che segretamente cercano di avvelenare / schiavizzare / manipolare /sfruttare le masse di persone che compongono la società in cui viviamo. Ma chi è che ordisce questi complotti?
I possibili colpevoli da smascherare e combattere rientrano in realtà in una lista abbastanza ristretta: si va dai Poteri Forti al Vaticano, dal Gruppo Bilderberg al Capitalismo Finanziario alle Lobby, senza dimenticare l’onnipresente Soros. I problemi veri nascono quando si tratta di additare quali sono i bracci operativi (forse dovremmo dire i tentacoli) di queste trame malvagie, perché in genere vengono identificati nei governi progressisti e nella scienza.
Un attacco su due lati
I primi punterebbero infatti a disgregare l’identità dell’individuo: da un lato tramite la cultura transgender e l’apertura all’arrivo di migranti, dall’altro riducendolo a un docile strumento biologico a cui vengono impiantati chip e somministrati farmaci sospetti, e limitandone la libertà in tutti i modi possibili. Ad esempio chiudendo pagine social, proibendo il possesso di armi, osteggiando cortei e dimostrazioni, togliendo lavoro ai cittadini per darlo ai nuovi arrivati, moltiplicando odiosi lasciapassare. La scienza, dal canto suo, provvederebbe a screditare tutte le voci e le opinioni che denunciano ciò che sta accadendo, e nel contempo a inventare strumenti sempre più potenti, sofisticati e pericolosi per attuare il controllo definitivo dell’individuo: si va dal 5G ai vaccini, dal raggio della morte (ebbene sì, ancora lui!) ai vari device elettronici che ci spiano in ogni momento della giornata.
Diventa complottista e la vita sarà piena di senso
Se essere complottista può sembrare tutto sommato faticoso e angosciante, occorre ricordarsi che offre in cambio un antidoto a due dei peggiori mali della nostra epoca: l’angoscia del futuro e la mancanza di senso del presente.
Inutile dire a un complottista – ci si perdoni la generalizzazione – che le dinamiche di un sistema molto complesso e interconnesso come il mondo contemporaneo generano situazioni imprevedibili e destabilizzanti senza che qualcuno le inventi. Aggregandosi ad altri come lui, il complottista potrà compiacere i suoi bias cognitivi, soddisfare i propri bisogni maslowiani di sicurezza, stima e appartenenza, e vivere quasi felice in un mondo parallelo dove ogni stortura e ogni ingiustizia avranno finalmente colpevoli con nome e cognome E dove per ogni problema ci sarà una soluzione semplice, veloce, facile da capire. Che chiaramente non funzionerà e anzi peggiorerà le cose, ma la colpa naturalmente sarà degli infedeli e dei poteri forti.
In questo modo, si consolida il classico sistema di credenze a grappolo, ognuna delle quali giustifica le altre, creando un sistema articolato e omeostatico emotivamente forte con cui convalidare la propria Mappa del Mondo. Ciò si aggancia al bias cognitivo di conferma, un processo mentale automatico che consiste nel selezionare le informazioni possedute in modo da porre maggiore attenzione, e quindi maggiore credibilità, su quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire quelle che le contraddicono.
Il rinforzo avviene anche via social: gli algoritmi conversazionali prediligono le nicchie polarizzate, creando un effetto per cui si ha la percezione che siano più grandi e diffuse di quanto sono, amplificandone ancora di più l’illusione di verità.
Il paradosso della complessità: cosa possiamo fare?
La sovrabbondanza di informazioni equivale alla loro limitatezza, se non si hanno gli strumenti critici per guidare la ricerca, comprenderla, connetterla ad una visione generale. L’enorme architettura informativa di oggi, la cui piattaforma è il web, è un sistema complesso a tutti gli effetti, specchio dell’universo in cui viviamo: volatile, incerto, complesso, ambiguo. Fateci caso, stiamo usando gli stessi strumenti che generano la complessità per tentare di capirla e semplificarla: un paradosso, no?
Quello che realmente possiamo fare, in prima battuta, è attivare una visione dall’alto, che in PNL si chiama Tecnica delle Posizioni Percettive: allenati a vederti dall’esterno, come se fossi uno sconosciuto che ti guarda da lontano, per attivare un meta-ragionamento sulla struttura di quello che stai facendo e pensando e sulle implicazioni che ha sul sistema. Immaginate se lo facessimo tutti…