La teoria dei Sistemi
Introduzione generale alla Teoria dei Sistemi
La teoria dei sistemi non è solo una nuova teoria filosofico-epistemologica.
Il suo fondatore, il grande biologo austriaco – americano Ludwig von Bertalanffy, la concepì infatti come una disciplina di tipo logico-matematico: essa si configura quindi come una teoria puramente formale, applicabile però alle diverse scienze empiriche (come ad esempio la biologia, la medicina, la sociologia, la psicologia e la scienza politica, la fisica e le diverse scienze umane).
Il punto di partenza di tale teoria è la definizione di sistema, inteso come un’entità concettuale, fisica o sociale, che consiste di parti interdipendenti.
In ambito relazionale i sistemi sono costituiti da parti che si trovano in interazione tra loro, non più secondo una concezione classica di tipo lineare (basata cioè sul rapporto causa – effetto), bensì secondo una logica epistemologica di tipo circolare: la sistemica prevede infatti, per uno stesso effetto, tante cause in rapporto reciproco che generano così uno schema nel quale la causa e l’effetto non hanno più una consequenzialità univoca, ma nel quale l’effetto si ripercuote sulla causa e da effetto diventa a sua volta causa.
Tra i sistemi poi, una particolare importanza è riservata ai cosiddetti sistemi aperti, quelli cioè in cui si realizzano scambi di energie, di materiali, di persone e di informazioni con l’ambiente esterno ed in cui tali scambi si configurano come essenziali alla sopravvivenza del sistema stesso.
Partendo da queste definizioni, è possibile quindi affermare che tutti i soggetti viventi (animali, uomini, gruppi, organizzazioni, società) possono essere concepiti come sistemi aperti e come tali essi hanno dunque un “interno” ed un “esterno”, divisi da un “confine”. La sopravvivenza e lo sviluppo di ogni sistema aperto dipendono da un adeguato controllo e dalla regolazione degli scambi con l’ambiente.
La teoria sistemica nella terapia e nei processi di sviluppo
Secondo questo approccio è più importante comprendere l’organizzazione, il controllo e la struttura dei rapporti tra fenomeni, piuttosto che descrivere questi ultimi come entità astratte e isolate. Una famiglia ad esempio si compone di diverse unità, che si relazionano all’intero sistema famiglia, stimolandolo ed essendone stimolati.
Oltre alle implicazioni terapeutiche, la teoria dei sistemi è trasversale alle diverse discipline empiriche ed in particolare ha avuto una rilevante applicazione nel settore delle organizzazioni e delle risorse umane.
La teoria dei sistemi sostanzialmente dà luogo ad un enunciato di questo tipo: ogni gruppo sociale, famiglia, azienda, ciascuna organizzazione sociale è un sistema.
Ogni sistema sviluppa delle strategie atte a regolare i rapporti tra interno ed esterno, tra opportunità e risorse necessarie alla sopravvivenza del sistema stesso.
La sistemica non si preoccupa quindi di studiare le strategie in rapporto al loro valore qualitativo (etico o estetico), bensì in rapporto alla loro particolare grado di funzionalità rispetto agli obiettivi condivisi dallo stesso sistema. In base a quanto detto si può affermare che l’efficacia di una organizzazione non dipende dalla sua struttura e dai suoi componenti (attribuzione di ruoli all’interno del sistema), ma dipende dal livello di coerenza del sistema.
II problema non risiede quindi nel modello astratto, ma nel livello di coerenza generato all’interno delle variabili. L’organizzazione pertanto è efficace nella misura in cui i diversi elementi dei sistema sono tra loro interdipendenti e coerenti: il sistema diventa inefficace quando le variabili diventano incoerenti.
La coerenza di un sistema diventa così un elemento di primaria importanza per la sua sopravvivenza: ciascun sistema organizzato, per rimanere efficace, deve adeguare le proprie strategie all’ambiente esterno.