2014. Settimo anno della ‘grande crisi’
Ancora risposte insufficienti alle domande: come ne possiamo uscire? Cosa possiamo fare per rimettere in moto e far correre l’economia italiana ed europea? Più in specifico: cosa fanno e cosa possono fare, oggi, imprenditori, manager per creare di nuovo economia, creare di nuovo impresa?
Le esperienze condotte dalle aziende che in questo mondo globalizzato e in rapidissima trasformazione hanno successo ci suggeriscono che la leva che genera vantaggio competitivo e redditività con valori a due cifre è l’innovazione.
Gli esperti e gli analisti più acuti, che scrutano con intelligenza e attenzione le dinamiche sociali ed economiche, ci dicono che i livelli e i tipi di innovazione sono almeno quattro (4):
– manageriale,
– strategica,
– di prodotto-servizio,
– operativa.
Ci interessa proporre qualche breve considerazione sull’innovazione manageriale perché le sfide che attendono le imprese nei prossimi anni e che le ingaggiano non possono essere affrontate con una filosofia, un apparato operativo e un insieme di strumenti di gestione organizzativa e delle risorse umane messi a punto nella prima metà del secolo scorso.
Le pratiche di gestione e sviluppo oggi adottate si configurano come ‘tecnologia matura’, che quindi, va innovata e trasformata in una componente d’impresa capace di rispondere con successo alle sfide contemporanee a cui oggi le imprese che vogliono vivere e produrre valore per sé e per i propristakeholder (collaboratori inclusi) devono rispondere.
Ne indichiamo brevemente alcune:
- accelerazione sempre più rapida del ritmo di cambiamento e innovazione di prodotti e servizi in interi settori economici;
- cicli di vita di prodotti, servizi e sistemi di produzioni sempre più corti;
- trasformazione dei sistemi di relazione e scambio: i saperi e le conoscenze messi a disposizione da internet hanno stravolto il rapporto delle imprese con clienti e fornitori;
- deregolamentazione e liberalizzazione delle risorse (capitali compresi): il loro libero scambio ha abbattuto soglie e barriere e quindi favorito l’ingresso di nuovi e agguerriti competitori, riducendo drasticamente il loro potere contrattuale delle “vecchie posizioni”.
Una risposta adeguata e duratura a tutto ciò nasce, innanzitutto, dal desiderio di rispondere positivamente a queste sfide accettando e sviluppando la convinzione che oggi il vero vantaggio, la vera leva competitiva (aumento della redditività e dei margini, acquisizione di quote di mercato) è dato dall’innovazione e, in particolare, dall’innovazione del management.
Per attivarla occorre:
a) mettere in discussione molti dei principi organizzativi assestati;
b) pensare e agire in modo sistemico, con approcci, metodi e strumenti che coinvolgano tutte le persone e tutti i processi d’impresa;
c) pensare e agire l’innovazione con continuità definendo e realizzando programmi modulari e per fasi che si rafforzino e si sviluppino nel tempo.
I vecchi strumenti manageriali (adatti alla “civiltà del ferro e del carbone”) usavano come leve gestionali controllo e gerarchia e ottenevano dai collaboratori diligenza e rispetto ma poca creatività e responsabilità. Oggi occorre altro. Oggi le imprese hanno bisogno che i collaboratori portino al loro progetto passione, intelligenza, coinvolgimento, creatività, appartenenza. Oggi sono queste le caratteristiche che generano redditività e vantaggi.
Come fare per ottenerle?
Ecco alcune idee:
- agite per trasferire responsabilità (intesa come volontà e capacità di rispondere degli esiti realizzati): dai capi agli operatori;
- favorite il passaggio, nei vostri collaboratori, dalla mentalità del controllo alla cultura dell’auto-ingaggio;
- occupatevi di allargare l’ambito della delega operativa e decisionale;
- sviluppate una leadership che faccia perno su coinvolgimento, apprezzamento, valorizzazione dei risultati e trasferimento di competenze (siate mentori e coach dei vostri collaboratori);
- incoraggiate l’espressione dei punti di vista difformi e ‘anomali’ e promuovete la fiducia reciproca;
- agite per realizzare comunità di collaboratori appassionati: l’impegno genera ricchezza duratura.